
Bruxelles, Belgio, 5-6 luglio 2022
I laboratori AMMACHI Labs hanno sviluppato il primo simulatore tattile indiano, un device robotico che può riprodurre strumenti edili via computer e interazione con l’utente.
Anche se non sorprende più, è sempre stupefacente vedere quale impatto ha la continua evoluzione dell’intelligenza artificiale (AI), dei dati e della robotica sulla nostra società. Molti appena si svegliano usano per prima cosa i cellulari o i laptop per programmare la giornata. Ma siamo sicuri che queste tecnologie non abbiano effetti negativi sugli esseri umani? Specie a discapito di chi vive alla base della piramide economica.
“Quando diciamo che l’intelligenza artificiale e la robotica devono essere utilizzati per il bene comune, intendo dire che la ricerca del bene deve venire perseguita per prima cosa e poi segue lo sviluppo della intelligenza artificiale, della robotica o di qualsiasi tecnologia innovativa ulteriore. È un ribaltamento di prospettiva”, afferma la prof. Dr Bhavani Rao dell’Amrita Vishwa Vidyapeetham durante un discorso alla conferenza FARI for the Common Good Institute’s International Conference che si è tenuta a luglio a Bruxelles.
“Occorre pensare all’impatto mondiale e comporta un ampliamento di prospettiva. Alcuni beni comuni vanno oltre i confini nazionali o regionali ed è una variante di cui la tecnologia deve tener conto. Abbiamo una responsabilità in questo senso. Pensi di risolvere un problema e invece ne causi altri altrove”.

La FARI for the Common Good Institute è un’organizzazione non-profit belga orientata ad affrontare le sfide quotidiane e a lungo termine dell’intelligenza artificiale e della robotica.
La FARI è un’iniziativa indipendente e non a scopo di lucro relativa all’intelligenza artificiale sviluppata dalle due università di Bruxelles, la Vrije Universiteit Brussel (VUB) e la Université libre de Bruxelles (ULB), con l’obiettivo di aiutare ad affrontare le sfide quotidiane e a lungo termine relative all’intelligenza artificiale ed alla robotica. La premessa è che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e robotica debba esser messo a servizio del bene comune, e la conferenza di due giorni ambiva a co-definire una strategia inclusiva, comprensibile e sostenibile di gestione dell’intelligenza artificiale.
La prof. dr. Rao si è recata a Bruxelles per partecipare all’incontro, felicitandosi di poter incontrare di persona i colleghi accademici, terminata la pandemia. Ella ricopre diversi ruoli di responsabilità ad Amrita come preside della School of Social Work & Behavioral Sciences, come direttrice dei laboratori AMMACHI che creano e sviluppano tecnologie utili per risolvere problemi sociali, e come membro della cattedra Unesco conferita all’Amrita per l’emancipazione femminile e la parità di genere.
“La nostra università ha un mandato unico per la ricerca e deve avere un impatto sulla società. È molto raro che la nostra ricerca si esaurisca in un mero laboratorio di ricerca. Praticamente tutto quello che facciamo ha un riscontro sul campo, risolvendo problemi del mondo reale”, spiega la prof. dr. Rao.

La ricerca promossa dai laboratori AMMACHI si focalizza sulle problematiche concrete e non su un tipo di tecnologia in particolare, e poi sviluppa innovative metodologie per approdare alle soluzioni. Uno dei maggiori progetti è stato lo sviluppo delle potenzialità nei villaggi rurali indiani. Con una popolazione di 1 miliardo e 390 milioni secondo la World Bank, il Paese è la seconda nazione più popolata al mondo. La maggior parte dei suoi abitanti, il 66%, hanno meno di 35 anni, e il 64% degli Indiani vive in aree rurali.
Secondo il Pew Research Center il problema più urgente, secondo i dati della World Bank, è che si stima che il numero dei poveri che in India (un introito di 2 dollari al giorno o meno a parità di potere di acquisto) si sia duplicato in 134 milioni da 60 milioni in seguito al COVID-19 e alle conseguenze della recessione economica conseguente alla pandemia.
I laboratori AMMACHI Labs hanno coinvolto le donne dei villaggi di tutta l’India insegnando loro lavori edili e intonacatura, idraulica, come ulteriore introito per le relative famiglie.
“Consideriamo questo urgente problema dello sviluppo della facoltà concrete in India. Ci sono oltre 500 milioni di Indiani che hanno bisogno di un qualsiasi tipo di formazione”, riferisce la prof. dr. Rao. “Ma non abbiamo le infrastrutture per poterlo fare. Abbiamo iniziato a lavorare su questo problema nel 2009, ed è ancora urgente nonostante gli sforzi fatti per venirne a capo.
Abbiamo una popolazione eterogenea, distribuita in una vastissima area, che parla lingue diverse. E non ci sono infrastrutture adatte a fornire una buona formazione. Nessuno se ne vuole occupare, lo si nasconde sotto il tappeto perché non rientra nei canoni dell’elite”.
Uno degli aspetti più problematici è che se uno riceve una particolare formazione in quanto capace, parte per la città in cerca di guadagno e non ritorna al villaggio a condividere ciò ha appreso. Inoltre, vi è lo stigma sociale legato alle particolari attività intraprese dovuto al sistema delle caste vigente in India, per cui fare l’idraulico è considerato un impiego da casta bassa, e quindi nessuno lo vuole fare anche se vi sono grandi possibilità di guadagno.

Quando AMMACHI Labs ha iniziato l’attività di sviluppo delle abilità concrete si è posta come obiettivo l’emancipazione delle donne, in quanto nei villaggi per tradizione, sono le donne che si occupano della famiglia e questo le porta a influire direttamente sulla compagine sociale in maniera più pregnante.
“Le donne si occupano della fascia più vulnerabile della popolazione, degli anziani e dei bambini. Portano le mucche al pascolo. Si occupano di gestire le risorse idriche. Praticamente si occupano di tutti, anche degli uomini. In tal modo, lavorando con le donne, ci viene fornita un’ottima prospettiva aggiornata su uno scenario più ampio”, racconta la prof. dr. Rao.
Eppure, allo stesso momento, sono proprio le donne ad essere più svantaggiate. In India sono meno del 20% della forza lavoro. AMMACHI Labs ha affrontato questo problema esplorando una serie di tecnologie per fornire alle donne una formazione pratica usando percorsi con e-contenuti sulle materie prescelte. Il progetto si è poi evoluto con l’introduzione di tecnologia robotica per coinvolgere direttamente le studentesse nelle attività pratiche oggetto di studio.
“Abbiamo sviluppato il primo simulatore del Paese, un dispositivo di feedback di forza con tre gradi di libertà e un grado di feedback di forza. Riesce a simulare circa 18 diversi strumenti a computer. Inseriamo nella macchina i dati degli esperti costruttori edili registrando tutti i movimenti e la gestualità”, racconta la prof. dr. Rao.
Il simulatore tattile è stato un successo che ha portato allo sviluppo di altri simulatori più complicati, e quindi ci si è posto il problema delle destinatarie dell’intero sistema di formazione. Questo significava fornire sistemi che avessero un effetto pratico nella vita quotidiana delle donne. Il primo aspetto da risolvere riguardava la salute dei loro bambini specie a causa della contaminazione dell’escherichia coli che nei villaggi era un grande problema. Trecentomila bambini, al di sotto dei cinque anni, ogni anno muoiono di diarrea, secondo il Governo indiano.

AMMACHI Labs fornisce alle donne dei villaggi formazione in attività concrete per dar loro la possibilità di sviluppare attitudini oltre gl’impegni quotidiani e guadagnare più denaro per le proprie famiglie.
AMMACHI Labs si focalizza sull’emancipazione delle donne che per tradizione si occupano della famiglia e questo le porta a influire direttamente sulla compagine sociale in maniera più pregnante.
Una delle chiavi del lavoro di AMMACHI Labs è per prima cosa procedere alla consultazione delle abitanti dei villaggi sulle necessità e sulle priorità, assicurandosi che la loro voce rimanga il fulcro centrale nello sviluppo della soluzione.
Molte delle donne con cui AMMACHI Labs ha collaborato erano muratrici per cui è stato sviluppato un progetto di formazione digitale per la costruzione di toilette per le loro case e comunità. Le donne hanno ricevuto un attestato professionale di riconoscimento delle acquisite capacità con cui guadagnare fino a tre volte in più rispetto all’usuale lavoro manuale. Tempismo perfetto in coincidenza con l’agenda del Governo Centrale per porre fine alla defecazione a cielo aperto nel Paese.
“Le donne erano molto felici. Nel primo consorzio di 18 villaggi, abbiamo lavorato con circa 10 donne provenienti da ciascun villaggio a cui abbiamo insegnato a costruire, fare la malta e le nozioni di idraulica usando tutte le tecnologie che avevamo sviluppato per insegnare loro a costruire le toilette nei loro villaggi”, racconta la prof. dr Rao.
“La maggior parte dei loro villaggi è stata dichiarata dal Governo indiano (ODF) libera da defecazione all’aperto. Ne eravamo molto fieri, e così ci siamo spinti anche oltre”.
I progetti dell’AMMACHI Labs si sono velocemente diffusi e oggi includono gruppi di donne che testano il grado di contaminazione delle acque nei relativi villaggi, un robot per monitorare e insegnare nelle scuole ai bambini a lavarsi le mani oltre a tecnologie per lo sviluppo delle capacità attraverso la formazione anziché demandare tali attività ai robot in sostituzione della forza lavoro umana.

Il punto focale dell’evoluzione è comprendere le interdipendenze delle parti nel complesso contesto a cui appartengono. La tecnologia in sé non ha valore senza comprendere le relazioni, l’ambiente e il contesto socioculturale. Il suo sviluppo deve essere perseguito eticamente.
“La tecnologia è solo un amplificatore. Per favore tenetelo a mente”, ha concluso la prof. dr. Rao condividendo con tutto il cuore che questo possa portare a un mondo migliore.
“Ci sono alcuni obiettivi di sviluppo sostenibile che stanno molto a cuore, come la parità di genere, la riduzione delle disuguaglianze soprattutto, il consumo responsabile, e ritengo come gli altri accademici che sia nostra responsabilità e dovere diffondere la conoscenza e condividere ciò che sappiamo”.